Tra le sfide che determineranno il futuro del pianeta un posto preminente acquista l’approvvigionamento di energia.
È di qualche tempo fa la notizia che il governo ha deciso di reintrodurre il nucleare in Italia.
Questa scelta, presa in barba al Referendum dell’87 che sanciva l’abbandono di tale fonte, appare dettata più da scelte lobbistiche (chi costruirà le centrali?) che da vere esigenze energetiche.
Appaiono irrisolti i problemi che determinarono una presa di posizione ferma e decisa da parte dei cittadini e, per di più ,è ignorata per non dire osteggiata, la vera strada da seguire che è quella delle fonti alternative e di una più responsabile gestione dell’energia.
Non si capisce perché una nazione come la Germania che ha un’esposizione solare nettamente inferiore rispetto a quella dell’Italia , sia la principale produttrice di energia fotovoltaica in Europa.
Il Sud in Movimento vuole uscire da questa logica che tiene il nostro Paese ancorato a concezioni anacronistiche e che spaccia come progresso tecnologie vecchie di trent’anni.
Per di più tra i siti indicati dal governo spicca, per il numero(ben 3)la Puglia. non ci si rende conto che la puglia, oltre ad aver già dato sul piano ambientale
(citiamo solo l’Ilva e la centrale di Cerano) la nostra regione esporta quasi tutta l’energia che produce, esattamente l’88%, quindi si dovrebbe aumentare la produzione di energia per esportarla altrove.
Non vogliamo essere le vittime designate di una nuova avventura nucleare, non vogliamo essere degli ostaggi di una politica che dell’opinione pubblica ha un malcelato fastidio.
Vogliamo farci sentire e cercare di saltare la staccionata che separa il campo fiorito dei cittadini dal deserto dei sudditi.
Per questo di seguito riportiamo alcuni punti che evidenziano perché le centrali nucleari sono pericolose inquinano, e non sono convenienti.
ESTRAZIONE DELL’URANIO
Le centrali nucleari per funzionare utilizzano l’uranio, la cui estrazione dalle miniere e il suo arricchimento per creare combustibile per le centrali, ha un devastante impatto ambientale.
Come in tutte le miniere, le principali tecniche di estrazione comportano lo scavo a cielo aperto o in galleria. Il minerale è estratto perforando la roccia o con l’esplosione di dinamite.
Sebbene gli operai trascorrano la maggior parte del tempo in apposite cabine, per limitare le esposizione alle radiazioni, le polveri radioattive contaminano tutta l’aria circostante gli scavi e di conseguenza vengono trasportate dai venti.
Se l’uranio si trova troppo in profondità, vengono scavati dei tunnel sottoponendo il minerale ad un laborioso processo chimico che espone ancor più gli operai a livelli di radiazioni molto alti.
Nelle miniere si usa la tecnica della lisciviazione: una soluzione di acido solforico viene pompata nel terreno, devastando le falde acquifere tramite contaminazione d’acido e radiazioni.
Tra l’altro c’è da dire che la terra non è ricca di uranio. Già adesso che è estratto dalle attuali miniere non è sufficiente a coprire la richiesta delle centrali, si ricorre quindi alle scorte militari accumulate durante la guerra fredda.
LE SCORIE NUCLEARI
Per scorie nucleari si intendono soprattutto quei materiali che, trovandosi nel reattore o nei pressi sono soggetti ad una continua emissione di radiazioni. Dal semplice bullone alle componenti metalliche più grandi (pareti, contenitori, ecc.). Al termine del ciclo di vita delle centrali nucleari questi oggetti devono essere trattati come rifiuti nucleari da gestire con molta attenzione in quanto fortemente radioattivi, e quindi pericolosi. Sono definiti per semplicità “scorie nucleari”, ma occorre fare delle distinzioni. Le scorie nucleari non sono tutte uguali. Le scorie nucleari si distinguono in base al grado di radioattività da cui dipende anche la durata del decadimento e la loro pericolosità:
• Alta attività (scorie di 3° grado): il grado di radioattività elevato di queste scorie implica un lungo periodo di decadimento, oltre centomila anni. Le scorie di 3°categoria sono, in particolar modo, le ceneri prodotte dalla combustione dell’uranio e gli oggetti vicini al reattore (es. pareti metalliche ).
• Media attività (scorie di 2° grado)
• Bassa attività (scorie di 1° grado)
Queste ultime categorie hanno una vita radioattiva inferiore e provengono in gran parte, dagli ospedali (es. medicina nucleare).
TRATTAMENTO DELLE SCORIE NUCLEARI
Lo stoccaggio delle scorie, quando non è effettuato presso le centrali stesse (detti siti ingegneristici), deve avvenire in siti chiamati “geologici”. Tali siti sono individuati in zone desertiche e al momento ne esiste solo uno negli U.S.A., in Nevada. Questi siti hanno la caratteristica di essere “definitivi” in quanto le scorie vengono stoccate a centinaia di metri di profondità e quindi, una volta sistemate, non possono essere più trattate.
Per dare un’ idea del problema dello stoccaggio delle scorie nucleari di seguito riportiamo un’intervista rilasciata da Carlo Rubbia presidente dell’Enea nonché premio nobel per la fisica: “Con vari metodi le scorie nucleari sono incenerite, triturate, macinate, pressate, vetrificate, e inglobate in fusti impermeabili a loro volta disposti in recipienti di acciaio inossidabile, veri e propri sarcofaghi in miniatura. Queste vergogne dell’ energia nucleare vengono nascoste nelle profondità sotterranee e marine. Non abbiamo la minima idea di quello che potrebbe succedere dei fusti con tonnellate di sostanza radioattiva che abbiamo già seppellito e di quelli che aspettano di esserlo. Ci liberiamo di un problema passandolo in eredità alle generazioni future, perché queste scorie nucleari saranno attive per millenni.
La sicurezza assoluta non esiste neppure in questo ultimo stadio del ciclo nucleare. I cimiteri radioattivi possono essere violati da terremoti, bombardamenti, atti di sabotaggio. Malgrado tutte le precauzioni tecnologiche lo spessore e la resistenza dei materiali in cui questi rifiuti della fissione sono sigillati, la radioattività può, in condizioni estreme, sprigionarsi in qualche misura, soprattutto dei fusti calati nei fondali marini. Si sono trovate tracce di Cesio e Plutonio nella fauna e nella flora dei mari più usati come cimiteri nucleari.
Neppure il deposito sotterraneo a centinaia di metri di profondità può essere ritenuto da me completamente sicuro. Sotto la pressione delle rocce, a migliaia di anni da oggi dimenticate dalle generazioni a venire, le scorie potrebbero spezzarsi o essere assorbite da un cambiamento geologico, che trasformi la zona da secca in umida, entrare quindi nelle acque ed andare lontano a contaminare l’uomo attraverso la catena alimentare. A mio parere queste scorie rappresentano delle bombe ritardate. Le nascondiamo pensando che non ci saremo per risponderne personalmente."
RISCHIO “ACCETTABILE”
Ogni centrale nucleare emette radiazioni, è soggetta ad attentati e a incidenti. Questi fattori sono presi in considerazione dalle istituzioni sotto la locuzione di “rischio accettabile”. Questo concetto presuppone il fatto che la società costruttrice e lo stato mettono in conto che un certo numero di morti, di malati di cancro e di leucemia possano ritenersi il “prezzo da pagare” allo sviluppo della collettività. Si baratta la salute della gente, ma anche il rispetto per l’ambiente, per un inverosimile risparmio economico.
I COSTI DEL NUCLEARE
Il costo diretto del nucleare appare a prima vista tra i più bassi:
0,02€ centrali idroelettriche
0,03€ nucleare
0,04€ gas
Tuttavia il costo diretto dell’energia nucleare trae in inganno poiché non include i costi indiretti che comprendono i costi per la realizzazione, la gestione, lo smantellamento di una centrale nucleare e lo smaltimento delle scorie.
Analizzando complessivamente il sistema energetico partendo dalla costruzione delle centrali sino alla complessa gestione dei rifiuti, si riscontra un notevole incremento nei costi sociali e una scarsa convenienza economica sociale. Questi i principali handicap:
• Una centrale nucleare necessita di un lungo periodo di tempo per essere costruita (dieci anni circa). Durante questo lasso di tempo non si calcola che non si ottengono i cosidetti costi opportunità, ossia le perdite potenziali paria al tasso di interesse perso se i fondi fossero stati depositati in banca o occupati in altre attività economiche.
• Le centrali nucleari producono scorie radioattive la cui gestione è un capitolo irrisolto(vedi sopra). Il costo per la conservazione delle scorie nucleari è enorme: si pensi che negli Stati Uniti si dovranno spendere oltre 110miliardi di dollari per incapsulare e disporre in condizioni di sicurezza le scorie.
Oltre ai costi elevatissimi, lo smaltimento delle scorie radioattive è divenuto un lucroso affare per società senza scrupoli che esportano le scorie nei paesi più poveri senza le necessarie misure di sicurezza o le collocano in contenitori che vengono gettati marini con gravi conseguenze ambientali e sanitarie. Il problema su dove conservare in condizioni di sicurezza la crescente quantità di scorie radioattive che restano altamente pericolose per secoli e millenni, è irrisolto.
• Al termine del ciclo di vita della centrale nucleare va considerato il costo del suo smantellamento, la bonifica del territorio e lo stoccaggio delle scorie radioattive.
In conclusione il nucleare è stato presentato come una fonte indispensabile per generare energia elettrica a basso costo, ma in realtà i suoi costi “nascosti” (sostenuti dallo stato tramite tasse e imposte) sono elevatissimi.
È di qualche tempo fa la notizia che il governo ha deciso di reintrodurre il nucleare in Italia.
Questa scelta, presa in barba al Referendum dell’87 che sanciva l’abbandono di tale fonte, appare dettata più da scelte lobbistiche (chi costruirà le centrali?) che da vere esigenze energetiche.
Appaiono irrisolti i problemi che determinarono una presa di posizione ferma e decisa da parte dei cittadini e, per di più ,è ignorata per non dire osteggiata, la vera strada da seguire che è quella delle fonti alternative e di una più responsabile gestione dell’energia.
Non si capisce perché una nazione come la Germania che ha un’esposizione solare nettamente inferiore rispetto a quella dell’Italia , sia la principale produttrice di energia fotovoltaica in Europa.
Il Sud in Movimento vuole uscire da questa logica che tiene il nostro Paese ancorato a concezioni anacronistiche e che spaccia come progresso tecnologie vecchie di trent’anni.
Per di più tra i siti indicati dal governo spicca, per il numero(ben 3)la Puglia. non ci si rende conto che la puglia, oltre ad aver già dato sul piano ambientale
(citiamo solo l’Ilva e la centrale di Cerano) la nostra regione esporta quasi tutta l’energia che produce, esattamente l’88%, quindi si dovrebbe aumentare la produzione di energia per esportarla altrove.
Non vogliamo essere le vittime designate di una nuova avventura nucleare, non vogliamo essere degli ostaggi di una politica che dell’opinione pubblica ha un malcelato fastidio.
Vogliamo farci sentire e cercare di saltare la staccionata che separa il campo fiorito dei cittadini dal deserto dei sudditi.
Per questo di seguito riportiamo alcuni punti che evidenziano perché le centrali nucleari sono pericolose inquinano, e non sono convenienti.
ESTRAZIONE DELL’URANIO
Le centrali nucleari per funzionare utilizzano l’uranio, la cui estrazione dalle miniere e il suo arricchimento per creare combustibile per le centrali, ha un devastante impatto ambientale.
Come in tutte le miniere, le principali tecniche di estrazione comportano lo scavo a cielo aperto o in galleria. Il minerale è estratto perforando la roccia o con l’esplosione di dinamite.
Sebbene gli operai trascorrano la maggior parte del tempo in apposite cabine, per limitare le esposizione alle radiazioni, le polveri radioattive contaminano tutta l’aria circostante gli scavi e di conseguenza vengono trasportate dai venti.
Se l’uranio si trova troppo in profondità, vengono scavati dei tunnel sottoponendo il minerale ad un laborioso processo chimico che espone ancor più gli operai a livelli di radiazioni molto alti.
Nelle miniere si usa la tecnica della lisciviazione: una soluzione di acido solforico viene pompata nel terreno, devastando le falde acquifere tramite contaminazione d’acido e radiazioni.
Tra l’altro c’è da dire che la terra non è ricca di uranio. Già adesso che è estratto dalle attuali miniere non è sufficiente a coprire la richiesta delle centrali, si ricorre quindi alle scorte militari accumulate durante la guerra fredda.
LE SCORIE NUCLEARI
Per scorie nucleari si intendono soprattutto quei materiali che, trovandosi nel reattore o nei pressi sono soggetti ad una continua emissione di radiazioni. Dal semplice bullone alle componenti metalliche più grandi (pareti, contenitori, ecc.). Al termine del ciclo di vita delle centrali nucleari questi oggetti devono essere trattati come rifiuti nucleari da gestire con molta attenzione in quanto fortemente radioattivi, e quindi pericolosi. Sono definiti per semplicità “scorie nucleari”, ma occorre fare delle distinzioni. Le scorie nucleari non sono tutte uguali. Le scorie nucleari si distinguono in base al grado di radioattività da cui dipende anche la durata del decadimento e la loro pericolosità:
• Alta attività (scorie di 3° grado): il grado di radioattività elevato di queste scorie implica un lungo periodo di decadimento, oltre centomila anni. Le scorie di 3°categoria sono, in particolar modo, le ceneri prodotte dalla combustione dell’uranio e gli oggetti vicini al reattore (es. pareti metalliche ).
• Media attività (scorie di 2° grado)
• Bassa attività (scorie di 1° grado)
Queste ultime categorie hanno una vita radioattiva inferiore e provengono in gran parte, dagli ospedali (es. medicina nucleare).
TRATTAMENTO DELLE SCORIE NUCLEARI
Lo stoccaggio delle scorie, quando non è effettuato presso le centrali stesse (detti siti ingegneristici), deve avvenire in siti chiamati “geologici”. Tali siti sono individuati in zone desertiche e al momento ne esiste solo uno negli U.S.A., in Nevada. Questi siti hanno la caratteristica di essere “definitivi” in quanto le scorie vengono stoccate a centinaia di metri di profondità e quindi, una volta sistemate, non possono essere più trattate.
Per dare un’ idea del problema dello stoccaggio delle scorie nucleari di seguito riportiamo un’intervista rilasciata da Carlo Rubbia presidente dell’Enea nonché premio nobel per la fisica: “Con vari metodi le scorie nucleari sono incenerite, triturate, macinate, pressate, vetrificate, e inglobate in fusti impermeabili a loro volta disposti in recipienti di acciaio inossidabile, veri e propri sarcofaghi in miniatura. Queste vergogne dell’ energia nucleare vengono nascoste nelle profondità sotterranee e marine. Non abbiamo la minima idea di quello che potrebbe succedere dei fusti con tonnellate di sostanza radioattiva che abbiamo già seppellito e di quelli che aspettano di esserlo. Ci liberiamo di un problema passandolo in eredità alle generazioni future, perché queste scorie nucleari saranno attive per millenni.
La sicurezza assoluta non esiste neppure in questo ultimo stadio del ciclo nucleare. I cimiteri radioattivi possono essere violati da terremoti, bombardamenti, atti di sabotaggio. Malgrado tutte le precauzioni tecnologiche lo spessore e la resistenza dei materiali in cui questi rifiuti della fissione sono sigillati, la radioattività può, in condizioni estreme, sprigionarsi in qualche misura, soprattutto dei fusti calati nei fondali marini. Si sono trovate tracce di Cesio e Plutonio nella fauna e nella flora dei mari più usati come cimiteri nucleari.
Neppure il deposito sotterraneo a centinaia di metri di profondità può essere ritenuto da me completamente sicuro. Sotto la pressione delle rocce, a migliaia di anni da oggi dimenticate dalle generazioni a venire, le scorie potrebbero spezzarsi o essere assorbite da un cambiamento geologico, che trasformi la zona da secca in umida, entrare quindi nelle acque ed andare lontano a contaminare l’uomo attraverso la catena alimentare. A mio parere queste scorie rappresentano delle bombe ritardate. Le nascondiamo pensando che non ci saremo per risponderne personalmente."
RISCHIO “ACCETTABILE”
Ogni centrale nucleare emette radiazioni, è soggetta ad attentati e a incidenti. Questi fattori sono presi in considerazione dalle istituzioni sotto la locuzione di “rischio accettabile”. Questo concetto presuppone il fatto che la società costruttrice e lo stato mettono in conto che un certo numero di morti, di malati di cancro e di leucemia possano ritenersi il “prezzo da pagare” allo sviluppo della collettività. Si baratta la salute della gente, ma anche il rispetto per l’ambiente, per un inverosimile risparmio economico.
I COSTI DEL NUCLEARE
Il costo diretto del nucleare appare a prima vista tra i più bassi:
0,02€ centrali idroelettriche
0,03€ nucleare
0,04€ gas
Tuttavia il costo diretto dell’energia nucleare trae in inganno poiché non include i costi indiretti che comprendono i costi per la realizzazione, la gestione, lo smantellamento di una centrale nucleare e lo smaltimento delle scorie.
Analizzando complessivamente il sistema energetico partendo dalla costruzione delle centrali sino alla complessa gestione dei rifiuti, si riscontra un notevole incremento nei costi sociali e una scarsa convenienza economica sociale. Questi i principali handicap:
• Una centrale nucleare necessita di un lungo periodo di tempo per essere costruita (dieci anni circa). Durante questo lasso di tempo non si calcola che non si ottengono i cosidetti costi opportunità, ossia le perdite potenziali paria al tasso di interesse perso se i fondi fossero stati depositati in banca o occupati in altre attività economiche.
• Le centrali nucleari producono scorie radioattive la cui gestione è un capitolo irrisolto(vedi sopra). Il costo per la conservazione delle scorie nucleari è enorme: si pensi che negli Stati Uniti si dovranno spendere oltre 110miliardi di dollari per incapsulare e disporre in condizioni di sicurezza le scorie.
Oltre ai costi elevatissimi, lo smaltimento delle scorie radioattive è divenuto un lucroso affare per società senza scrupoli che esportano le scorie nei paesi più poveri senza le necessarie misure di sicurezza o le collocano in contenitori che vengono gettati marini con gravi conseguenze ambientali e sanitarie. Il problema su dove conservare in condizioni di sicurezza la crescente quantità di scorie radioattive che restano altamente pericolose per secoli e millenni, è irrisolto.
• Al termine del ciclo di vita della centrale nucleare va considerato il costo del suo smantellamento, la bonifica del territorio e lo stoccaggio delle scorie radioattive.
In conclusione il nucleare è stato presentato come una fonte indispensabile per generare energia elettrica a basso costo, ma in realtà i suoi costi “nascosti” (sostenuti dallo stato tramite tasse e imposte) sono elevatissimi.
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