Domenica 6 settembre 2009 all'interno dell'evento, organizzato dal Sud in Movimento, “LA NOTTE DEI BRIGANTI”, si è tenuto il secondo incontro tra associazioni e cittadini, da cui è emersa la volontà di intraprendere la strada per il consolidamento di un coordinamento regionale per dire NO AL NUCLEARE.
In apertura di assemblea, dopo l'intervento di Bobo Aprile, si è messo in luce, quanto una forte e radicata pressione della popolazione può portare a risultati concreti come quelli che si sono ottenuti
sulla medesima questione nel 1987.
Di seguito è scaturita la necessità di un cambiamento di rotta per quanto riguarda
l'approvvigionamento energetico e che la crisi è provocata, anche, da un eccessivo consumismo dettato da stili di vita che la realtà capitalista ha introdotto.
A questo si aggiunge che, come sottolineato da Teo, la Puglia oltre aver dato sul piano ambientale, non ha bisogno del nucleare, in quanto esporta l'88% dell'energia che produce. Per quanto riguarda i metodi di comunicazione, è emersa l'esigenza di operare quanto più possibile in contatto con la popolazione e di farlo in maniera orizzontale.
Le informazioni fornite potranno sviluppare la consapevolezza nella popolazione che, come ha messo in evidenza Emiliano Ponzio, il dire no al nucleare è avvallato da dati tecnici inconfutabili.
Ricordiamo ad esempio, la mancata indipendenza che una nazione coma la Francia, con 58 centrali nucleari, ha nei confronti del petrolio e che e sia quelle di III che quelle di IV generazione non possono risolvere il problema delle scorie. Inoltre l'uranio presente in Italia non può bastare per le centrali in progetto e quindi di fatto saremmo comunque dipendenti dall'estero.
Si è posto anche il problema che porterebbe l'apertura di una centrale nucleare in una terra a forte vocazione agricola come la Puglia: come si può parlare di salubrità del prodotto, se esso viene coltivato su una terra contaminata?
In apertura di assemblea, dopo l'intervento di Bobo Aprile, si è messo in luce, quanto una forte e radicata pressione della popolazione può portare a risultati concreti come quelli che si sono ottenuti
sulla medesima questione nel 1987.
Di seguito è scaturita la necessità di un cambiamento di rotta per quanto riguarda
l'approvvigionamento energetico e che la crisi è provocata, anche, da un eccessivo consumismo dettato da stili di vita che la realtà capitalista ha introdotto.
A questo si aggiunge che, come sottolineato da Teo, la Puglia oltre aver dato sul piano ambientale, non ha bisogno del nucleare, in quanto esporta l'88% dell'energia che produce. Per quanto riguarda i metodi di comunicazione, è emersa l'esigenza di operare quanto più possibile in contatto con la popolazione e di farlo in maniera orizzontale.
Le informazioni fornite potranno sviluppare la consapevolezza nella popolazione che, come ha messo in evidenza Emiliano Ponzio, il dire no al nucleare è avvallato da dati tecnici inconfutabili.
Ricordiamo ad esempio, la mancata indipendenza che una nazione coma la Francia, con 58 centrali nucleari, ha nei confronti del petrolio e che e sia quelle di III che quelle di IV generazione non possono risolvere il problema delle scorie. Inoltre l'uranio presente in Italia non può bastare per le centrali in progetto e quindi di fatto saremmo comunque dipendenti dall'estero.
Si è posto anche il problema che porterebbe l'apertura di una centrale nucleare in una terra a forte vocazione agricola come la Puglia: come si può parlare di salubrità del prodotto, se esso viene coltivato su una terra contaminata?
C'è da dire che non è stata affrontata a dovere la questione inerente alla comunicazione interna al coordinamento, con la creazione in rete di un blog che possa essere funzionale anche alla comunicazione esterna.